lunedì 9 settembre 2013

JoJo no Kimiyona Boken all Star Battle - CyberConnect2, 2013

Che poi del punteggio pieno assegnato da Famitsu non avrei saputo che farmene in partenza: anche se fosse stato demolito su tutta la linea, il nuovo picchiaduro di JoJo l'avrei avuto e basta. Perché i filmati erano bellissimi, i presupposti pure (personaggi provenienti da tutte le serie, tutti assieme appassionatamente per una royal rumble farcita di Stand e onde concentriche) e la fede verso la famiglia Joestar resta un caposaldo intoccabile nella mia vita dal 1993.
La mia copia è in viaggio dal Giappone, ma il gioco l'ho già sviscerato abbondantemente grazie ad un esemplare giunto da Hong Kong a tempo di record, con le spedizioni che solo gli amici ricchi (tm) sanno sfoggiarti a bruciapelo sotto il naso.

Tagliando corto, dopo un inizio dubbioso, All Stars Battle mi è piaciuto ma, se lui è riuscito a portarsi a casa il Perfect Score della celebre testata nipponica, allora un Dragon's Crown a caso - tanto per citare un'altra recente esclusiva PS3 che ha brutalmente monopolizzato le mie ferie - avrebbe dovuto sbancare con un punteggio pieno in (Star) platino tempestato di diamanti, per dire.

Le taunt sono personalizzabili; sfottere un nemico a terra svuoterà parte della sua riserva di energia, come avveniva in Art of Fighting.
Cos'è JoJo no Kimiyona Boken? Si tratta di un manga frutto della mente e della matita di Hiroiko Araki, nome familiare tra i manga fan più attempati d'Italia grazie a Baoh, serie pubblicata tra le pagine della pionieristica rivista contenitore Zero, edita dalla Granata Press all'alba degli anni novanta.
Il manga narra le vicende generazionali dei rissosi membri della famiglia Joestar e riscuote tuttora un grande successo in patria. L'opera vanta uno zoccolo duro di fan anche nel Belpaese grazie alla fortunata scommessa della Star Comics, che cominciò a proporre le storie qui da noi appunto nel 1993.
Venti anni fa, una vita praticamente: all'epoca i manga venivano ancora pubblicati ribaltando le tavole, prima che un nome forte come Dragonball riuscisse a convincere i ragazzotti nostrani a leggerli da destra verso sinistra, spalancando le porte ad una nuova giovinezza del fumetto giapponese in Italia.

Ma, storia editoriale a parte, l'impronta di JoJo è facilmente distinguibile in un'infinità di personaggi, da Benimaru Nikaido di King of Fighters a Rose di Street Fighter Zero, senza scomodare l'intera cricca dei vari Persona.

Tutta roba che dovreste conoscere a menadito prima di navigare tra i giapponesisimi menu di All Stars Battle, del resto. È un gioco che fa della presentazione il suo punto di forza, ed è rivolto direttamente ai fan più fedeli, quelli che si esaltavano con lo scontro fratricida tra Jonathan e Dio venti anni fa e che seguono ora il recente JoJolion. Sotto questo aspetto il gioco convince decisamente; ben trentadue personaggi, sbloccabili giocando senza mettere mano alla carta di credito (a quella arriviamo dopo), stupendamente caratterizzati in aspetto, movenze e tecniche.
I comandi risulteranno immediatamente familiare agli aficionado dei due coin-op Capcom su scheda CPS3, basati sulla terza serie: tre pulsanti per l'attacco in mischia di forza crescente e uno per il potere speciale, ad esempio l'evocazione dello Stand, bastano e avanzano per attaccare il nemico. Anche per questo i veterani si troveranno a casa con alcuni lottatori già incontrati nei titoli Capcom, come Dio o Jotaro, mentre altri come Abdul e Polnareff godono di un parco mosse completamente rivisitato. Chiudono la lista dei comandi un pulsante per la schivata e uno per le provocazioni, che godono di un'importanza stilistica non indifferente: secondo famitsu sono state ricreate diecimila pose provenienti dalle pagine del manga con cui personalizzare taunt e winning pose di ogni singolo lottatore nell'apposita sezione, completando l'opera con frasi e onomatopee.

La cosa più galvanizzante è osservare come le movenze e le capacità dei vari lottatori siano state immaginate e implementate nel gioco: Zeppeli che effettua un super salto da seduto, gli attacchi dello stand di Okuyasu che accorciano la distanza dall'avversario o la barriera di vento che avvolge il corpo di Whamoo sono solo alcuni esempi di una straordinaria aderenza al materiale originale, egregiamente integrata nell'ottica del picchiaduro ad incontri
Tutto questo si traduce in una irresistibile lettera d'amore per gli appassionati, con una convincente varietà in un un roster che sprizza personalità da ogni singolo fotogramma di animazione; per esempio i personaggi più recenti effettuano mosse differenti o con diverse proprietà a seconda che lo Stand sia attivato o meno, mentre i guerrieri delle onde concentriche possono usare la respirazione per incrementare rapidamente l'energia per scatenare le supermosse. Queste sono di due diversi livelli, ovviamente spettacolari e sopratutto varie; si va dalle classiche raffiche di pugni in un tripudio di HORAHORA o MUDAMUDA al tempo che si ferma, arrivando alle nefaste conseguenze del Made in Heaven di Padre Pucci. 

Ogni livello ha delle zone di pericolo che causeranno danni agli sprovveduti. Pronti a farvi investire dai cavalli zombi allo Sperone dello Scheletro?
Il punto debole della produzione è però tutto il contorno, con una collezione di passi falsi davvero fuori luogo.

Il motore creato da CyberConnect2 non è perfetto con i suoi trenta fotogrammi al secondo. Una scelta incompresibile vista la scarsa conta poligonale dei fondali, tra l'altro presenti in numero davvero esiguo. È vero che vantano zone di pericolo da tenere d'occhio per evitare di farsi male, magari contro con l'auto del senatore Wilson Philips, ma qualcuno in più non sarebbe dispiaciuto. Quando lo schermo è pieno di personaggi, Stand e effetti grafici, purtroppo qualche incertezza la si nota, e non è un bel vedere.

Ma si potrebbe chiudere un occhio, se non fosse per le insulse modalità di gioco. Escludendo gli scontri contro la CPU e avversari umani, in locale o online, quello che che resta sono la modalità storia e la campagna. La prima è l'unico modo per sbloccare tutti i personaggi ed è piuttosto risibile: si stratta di una manciata di incontri inframmezzati da righe di testo durante il caricamento che dovrebbero in teoria ripercorrere gli archi narrativi delle sette serie completate, ma che in pratica deludono sia l'appassionato che il neofita, quello che magari vorrebbe conoscere la trama del manga giocando.
È spiazzante vedere che lo scontro tra Jotaro e Abdul si svolge tra le strade del Cairo invece che in prigione, stessa cosa per il combattimento tra l'indovino e Polnareff che dovrebbe avvenire al Tiger Balm Garden.

Il gioco trasuda fan service: provate un po' a fermare il tempo con Jotaro mentre Dio vi colpisce con lo schiacciasassi...
O la sesta serie, riassunta in maniera sconcertante da tre combattimenti tra Joline e Pucci. Sarà colpa dell'esiguo numero di fondali di cui si parlava qualche riga fa o dalle scelte fatte nel roster, che hanno inevitabilmente favorito alcune serie (principalmente la terza, la quarta e la quinta) a discapito di altre, ma la modalità storia appare un'opzione piatta, priva di longevità e messa lì tanto per fare.

In ogni scontro ci sono degli obiettivi da compiere per riproporre teoricamente quello che avviene nel manga, come ad esempio usare la spada di Bruford nello scontro tra Jonathan e Dio, ma non è fondamentale per ottenere i vari personaggi.

La modalità campagna ha sollevato il suo bel coro di polemiche, tanto che CyberConnect2 è dovuta correre ai ripari con l'ultimo aggiornamento. Si gioca per forza online, con la PS3 che cerca il nostro prossimo sfidante. Questo può essere il ghost di uno degli altri giocatori o un boss, che deve essere affrontato più volte per depletare progressivamente i suoi punti ferita. Il problema è che per compiere queste azioni si consumano le dieci "cariche" a disposizione, rappresentate da una batteria nella parte alta dello schermo. Una singola unità di energia viene consumata ad ogni combattimento, mentre approfittare dei servigi dei vari personaggi che spuntano casualmente prima di ogni scontro costa "tacche" extra, rigenerabili una alla volta dopo VENTI MINUTI.
Sissignore: esaurite le possibilità bisogna aspettare venti minuti per continuare a giocare la campagna, altrimenti è il caso di dedicarsi ad altro. È un'assurdatà necessaria per sbloccare costumi extra e opzioni con cui personalizzare le animazioni di vittoria e le taunt dei personaggi. E mentre ci giriamo i pollici in attesa che l'energia venga ripristinata i boss riguadagnano parte dei punti ferita persi, aggiungendo danno alla beffa. 

Anche Steel Ball Run vanta qualche rappresentante, non abbastanza da rendere lo Story Mode  lontanamente avvincente.
Ecco, con l'ultimo aggiornamento si è corso ai ripari, riducendo il tempo di attesa a soli cinque minuti. A ben vedere, dunque, il più grande punto di forza di All Star Battle è attualmente il continuo supporto dei propri sviluppatori. Non solo la modifica di cui sopra, ma una versione alternativa di Kira e del suo Killer Queen era disponibile gratuitamente al lancio e lo stesso toccherà a Fugo, il dodici di questo mese, pronto al download senza spese aggiuntive come ringraziamento per il successo che il gioco ha riscosso in Giappone e per la pazienza dimostrata nei confronti delle combo infinite che, per l'occasione, verranno corrette.

Assieme a lui, lo stesso giorno, sarà disponibile la prima infornata di personaggi DLC, ovvero Iggy e - sorpresa! - Baoh. Per lo meno non si tratterà di una mossa meschina come nel caso di Street Fighter X Tekken, dato che nel codice del gioco fisicamente presente sul disco sono stati trovati solo i placeholder per i prossimi personaggi, i cui dati verranno effettivamente scaricati una volta acquistati.


Baoh ha influenzato personaggi come Dio di World Heroes.
All Star Battle è ben lontano dalla perfezione fatta gioco sbandierata da Famitsu; ai difetti elencati sopra va aggiunta un'AI patetica durante la campagna, che priva gli scontri di una qualsiasi sfida, ma il gioco offre ugualmente parecchio, a patto di avere avversari in carne ed ossa con cui misurarsi, possibilmente appassionati dell'universo creato da Araki.

I giocatori solitari, d'altro canto, farebbero meglio ad attendere un calo di prezzo o tentare la strada dell'usato; una settimana è più che sufficiente per sbloccare tutti i personaggi e non credo che le sole sfide contro la CPU possano offrire quell'interesse duraturo che manca alle altre modalità.